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Incarico a Mario Draghi: una lettura


Sono consapevole che - contrariamente ad altri post su Strategists United - questo diverrà obsoleto molto rapidamente. Tuttavia, mi pare che le sintetiche considerazioni che seguono possano aiutare nella lettura della crisi - leggi, trasformazione - politica cui stiamo assistendo.


Prego, osservate che io non vi presento le mie preferenze, e neanche un giudizio concernente la modalità con la quale la situazione si sviluppa. Io vi presento solo la lettura delle problematiche.


Il Presidente Mattarella ha incaricato Mario Draghi di formare una nuova compagine di governo.


L'opzione Mario Draghi non è - ovviamente - maturata nelle ultime settimane, dal nulla. È stata oggetto di riflessioni.


Non è un segreto come Mario Draghi abbia rappresentato con soddisfazione di molti - non di tutti - un equilibrio fra la finanza statunitense e quella "europea" (scrivi "europea", leggi "carolingia").


Non ha perso tale ruolo di collegamento, ben preciso, che compiace Washington DC, Bruxelles, Berlino, L'Aja, Parigi. Il fatto che sia italiano non aggiunge e non toglie nulla.


Il Recovery Fund è frutto di un accordo di alto livello, e configura una partita da giocare.


Nei circoli finanziari, industriali, politici, e militari che contano, è forse pensabile lasciare questa partita - che comporta una forma di mutualizzazione del debito - in mano a politici il cui primo interesse sia compiacere il proprio elettorato, senza cura o con dilettantismo nei confronti delle relazioni internazionali? Quanto pesano queste considerazioni e questi circoli?


La fine del governo di Giuseppe Conte è parsa una precondizione per poter giungere ad una fase successiva, di cui cominciano a delinearsi le caratteristiche salienti. Il messaggio, Giuseppe Conte pare lo abbia recepito forte e chiaro. Matteo Renzi è stato il portatore di tale messaggio.


Le catene produttive che legano l’Italia all’industria mondiale e ai flussi logistici transnazionali (per capirci, i cuscinetti a sfera fatti in Italia per le aziende tedesche dell'auto; la logistica dell' E-Commerce statunitense; etc. etc.) sono importanti non solo per l'economia italiana, ma per quella mondiale. Sarebbe grave se si interrompessero.


Riflettete con me, prego.


Come stanno affrontando gli altri Paesi EU il tema del Recovery Fund? Su cosa punterà la Germania e la Bundesbank? Su cosa punteranno la Francia e i suoi circoli finanziari? Su cosa punterà l'Olanda, che si avvicina alle elezioni?


E come affronta la Repubblica Italiana questo dibattito? Mi rammarica constatarlo: ad oggi, non lo affronta.

Strategia sanitaria, strategia economica, strategia finanziaria, non possono che andare di pari passo.


L’Italia, sino a ora, non ha presentato un programma adeguato, che tutti invece attendono e che molti Stati hanno già predisposto: un programma ben studiato di investimenti e di cantierizzazioni, con modalità di implementazione snelle e rapide, con un crono-programma comprensivo anche delle spese previste.


Senza un programma convincente, la cupola dell’UE non potrà mai procedere alla distribuzione delle risorse. Sono queste le regole cui l'Italia è sottoposta.


Mario Draghi - con la sua reputazione planetaria - offre una garanzia non solo all’UE ma anche agli USA, grazie al ruolo da lui svolto alla BCE. Inoltre, incardina l'Italia alla moneta unica, la qual cosa si mette di traverso rispetto ad esiti di analisi economiche che correlano il declino dell'Italia con l'adozione dell'Euro.


Da marzo, la ripresa delle borse mondiali è affidata solo alla generazione di moneta da parte delle banche centrali. Mario Draghi non solo è organico a questo sistema, ma si annovera fra i suoi ideatori.





Ci sono nuove tecnologie alla porta: Intelligenza Artificiale, Manifattura Additiva, Spazio Vicino...


Solo la generazione di valore aggiunto può compensare la necessità dell’aumento del debito pubblico europeo necessario per sostenere socialmente la ripresa del dopo-pandemia.


La generazione di valore aggiunto è imperativa. La gestione degli investimenti un prerequisito.


Chi gestirà questi investimenti, e come, e come saranno distribuiti i benefici?


Le supply chains dei nodi produttivi europei e mondiali hanno nell’ Italia un punto di snodo delicatissimo tra Est e Ovest, tra Sud e Nord del mondo.


Quali sono le opzioni strategiche?



Mi pare di avervi tediato abbastanza. Lascio la risposta ad altri.




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